L’inizio di un nuovo anno è sempre un momento in cui fare un po’ il bilancio di quello che è successo e soprattutto un momento per capire dove si muoverà la ricerca scientifica nel prossimo anno. “Conoscere per curare meglio”, questo è sempre stato il “mantra” che ha guidato la ricerca scientifica negli ultimi anni e guidati da questo paradigma è innegabile che siano stati fatti enormi passi avanti nella comprensione e definizione dei percorsi che una cellula fa per acquisire le caratteristiche di malignità che la contraddistinguono. Alcune di queste conoscenze hanno anche permesso di sviluppare nuovi approcci terapeutici, e stanno aiutando a capire quali siano i pazienti che meglio di altri beneficano di queste terapie, ma soprattutto a quali pazienti non vadano dati questi farmaci perché per loro non ci sarebbe alcun vantaggio. È questo il caso dei PARPi e delle pazienti con tumore ovarico sieroso ad alto grado che hanno mutazioni nei geni BRCA1/2 oppure più generalmente difetti nei processi di riparazione del DNA identificati con l’acronimo “HRD, Homologous recombination deficiency”.

Ma al di là di questi risultati, se vogliamo anche essere un po’ critici come ricercatori, dobbiamo ammettere che solo una piccola parte delle nostre conoscenze si sono realmente trasformate in un vantaggio clinico per il paziente. Una delle cause di questa difficolta è che il tumore ovarico è una malattia molto complessa, o come si dice con un termine tecnico, eterogenea, di cui ancora oggi non sappiamo bene quale sia il suo tessuto di origine. Più volte abbiamo infatti sottolineato che il termine tumore dell’ovaio è un termine che può generare confusione perché forse stiamo parlando di tante malattie diverse di cui l’ovaio è una delle principali sedi di crescita e proliferazione. Il problema principale è che il tumore ovarico, il particolar modo il sieroso ad alto grado è una malattia che viene nella maggior parte dei casi diagnosticata tardivamente, quando oramai è già in fase avanzata, quando ha già acquisito molteplici caratteristiche di malignità e aggressività. Per quanto un farmaco o una terapia siano specifici per un bersaglio terapeutico, quanto più la malattia è eterogenea e avanzata troverà sempre delle strade alternative per sopravvivere nonostante sia stata colpita in un suo punto vitale. Per questo motivo la ricerca oggi sta spostando molto la sua attenzione sulla diagnosi precoce: colpire una malattia nelle sue fasi iniziali, quando ancora non ha completato il suo percorso verso la malignità porterà sicuramente ad un maggior successo sul piano terapeutico. Il problema, almeno per il tumore ovarico, è avere nuove idee e nuove strategie per fare diagnosi precoce.

Un lavoro recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Anticancer Research fa il punto sul problema della diagnosi precoce nel tumore ovarico cercando di dealinare i novi scenari per il futuro. Se le tecniche classiche di diagnostica per immagini o biochimiche hanno dimostrato i loro limiti nella diagnosi precoce del tumore ovarico, la identificazione delle caratteristiche molecolari che stanno alla base del processo di trasformazione neoplastica, come la mutazione in TP53, la presenza di alterazione nei profili di metilazione e l’uso della biopsia liquidi o del PAP test come nuove vie per intercettare i primi segni molecolari della malattia, rappresentano oggi la nuova frontiera di indagine e di ricerca in cui concentrar i nostri sforzi e le nostre attenzioni.

Sicuramente ci sarà ancora molto lavoro da fare ma riuscire ad intercettare le prime fasi della nascita della malattia, utilizzando ed integrando tutti gli strumenti e le informazioni oggi disponibili, rappresenta una nuova ed importante frontiera che permetterà di migliorare sicuramente la cura del tumore ovarico e migliorare la sopravvivenza delle pazienti.

Sergio Marchini

Head, Molecular Pharmacology Lab

IRCCS, Humanitas Research Hospital, Milano

 

Per saperne di più

Biskup E, Solling Wils R, Hogdall C, Hogdall E. Prospects of Improving Early Ovarian Cancer Diagnosis Using Cervical Cell Swabs. Anticancer Res 2022, 42:1-12 doi:10.21873/anticanres.15451.

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