La pandemia da COVID-19 ha messo in seria difficoltà i sistemi sanitari di tutto il mondo stravolgendo lo svolgimento delle ordinarie attività di cura e assistenza, e questo ha avuto ripercussioni anche sulle malate e i malati oncologici, andando a ritardare e inficiare le nuove diagnosi, la somministrazione delle terapie e le visite di follow-up.

Questo fenomeno ha purtroppo interessato anche le donne con tumori ginecologici, portando a importanti deviazioni dai protocolli di cura e assistenza per via della mancanza di risorse e di personale causato della redistribuzione interna per fronteggiare l’emergenza. Nel caso del Regno Unito, l’emergenza causata dalla pandemia ha portato, tra le altre cose, a ridotte disponibilità di anestetici e di posti in terapia intensiva, limitando di fatto l’accesso ai trattamenti chirurgici, ma anche ad un ridotto numero di visite di follow-up, insieme ad una riduzione delle nuove diagnosi per via della paura delle donne di ammalarsi di COVID-19 in ospedale. Questo ha portato la Società Britannica per i Tumori Ginecologici a creare un gruppo multidisciplinare per sviluppare delle raccomandazioni per la gestione del trattamento di donne con tumori ginecologici in condizioni straordinarie, che portano a deviazioni importanti dai protocolli di cura e di assistenza.

Queste raccomandazioni, disponibili nell’articolo di Taylor e colleghi del 2022, sono relative alla gestione del trattamento per donne con tumore ovarico (nuove diagnosi e terapie in atto), tumore dell’utero, tumore alla cervice uterina (pazienti all’inizio del loro percorso di cura e pazienti trattate con radioterapia) e tumore alla vulva (trattamento iniziale e sorveglianza dei casi). Il documento contenente queste raccomandazioni è stato stilato tenendo in considerazione una ricca letteratura composta da casi di studio, studi clinici e opinioni di esperti che vanno a giustificare nei minimi dettagli le linee guida che vengono tracciate.

Tra le varie raccomandazioni, la Società pone l’attenzione su come impostare le visite di follow-up in futuro: la pandemia ci ha messi di fronte ad una difficoltà oggettiva per lo svolgimento delle visite in ospedale, portando ad organizzare – quando possibile – le visite da remoto. Questa modalità può essere efficiente per alcune tipologie di follow-up (seppur non sostituisce mai appieno la visita in ospedale e il contatto diretto con il medico), ma va ben studiata e ben organizzata, per cui la Società raccomanda di implementare questa modalità, ove possibile, anche nella normale pratica clinica al fine di affinarla. Un’altra importante raccomandazione, generale ma specificatamente rivolta verso le pazienti e i pazienti oncologici, è quella di sottoporsi, se possibile, alla vaccinazione anti-COVID-19.

Un altro importante problema emerso da questa situazione è quello relativo al supporto delle pazienti e della considerazione loro prospettiva: studi hanno riportato che dall’inizio dell’emergenza sanitaria le donne con tumori ginecologici si sono sentite troppo spesso abbandonate a loro stesse, perdendo quindi fiducia nel proprio percorso di cura e sviluppando alti livelli di ansia per il verificarsi di ricadute o di un peggioramento del proprio stato di salute. La Società si è resa conto che una figura fondamentale per il supporto alla cura di queste pazienti è quella dell’infermiere clinico, uno specialista che oltre a svolgere il classico ruolo di assistenza e di cura, dialoga con le pazienti e le accompagna nel loro percorso, aiutandole a comprendere gli aspetti più complessi della loro condizione. Pertanto, la Società raccomanda che questa figura venga valorizzata all’interno dei centri, in modo tale da rimettere al centro del percorso di cura e assistenza la prospettiva delle pazienti.

E in Italia?

In Italia un lavoro simile è stato svolto dall’AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica), la quale si è mobilitata sin dalle prime settimane di pandemia per mettere al centro dell’attenzione le criticità a cui sarebbero andati incontro i percorsi di cura e assistenza di pazienti oncologici. Anche l’AIOM, infatti, tramite una scrupolosa analisi della letteratura in quel momento disponibile, ha stilato una serie di linee guida da seguire in situazioni emergenziali, ha promosso la vaccinazione anti-influenzale per i pazienti oncologici ed ha spinto affinché questi, insieme ai cosiddetti “survivors” (coloro che sono guariti), venissero considerati categoria prioritaria per ricevere il vaccino anti-COVID-19 non appena disponibile in Italia. Inoltre, l’AIOM ha supportato lo sviluppo di otto studi clinici relativi alla COVID-19 in pazienti oncologici e, insieme ad altre associazioni attive su tutto il territorio ha fortemente sostenuto – sempre basandosi su studi precedentemente condotti – l’estensione dell’utilizzo della telemedicina anche in condizioni ordinarie, suggerendo che in particolari casi può rientrare nella pratica clinica di tutti i giorni.

La pandemia ha portato tutto il mondo a riflettere sulle proprie capacità organizzative e di gestione dei pazienti oncologici e non, e fondamentale è stato in ogni Paese il contributo di associazioni locali, che si sono spesso riunite in gruppi multidisciplinari, per rispondere prontamente e in maniera scientificamente rigorosa alle situazioni contingenti e specifiche del territorio, mettendo sempre al primo posto il paziente e la sua salute.

Pasquale Paletta

Ricercatore, Laboratorio di Ricerca per il Coinvolgimento dei Cittadini in Sanità

Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, Milano

Per saperne di più

Taylor A et al. British Gynaecological Cancer Society recommendations for women with gynecological cancer who received non-standard care during the COVID-19 pandemic. Int J Gynecol Cancer; 2022; 32:9-14; doi: 10.1136/ijgc-2021-002942

Silvestris N et al. COVID-19 infection in cancer patients: what has been the contribution of Associazione Italiana Oncologia Medica (AIOM) to oncological care since the beginning of the first pandemic wave? ESMO Open; 2021; 6:100100. doi: 10.1016/j.esmoop.2021.100100.

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