Questo articolo prende spunto da un lavoro pubblicato nel mese di dicembre dello scorso anno sulla rivista scientifica Cell Report per affrontare un nuovo argomento che sta affascinando la ricerca scientifica internazionale e che nei prossimi anni cambierà il nostro modo di vedere ed interpretare le malattie: il microbiota.

Che cosa è il microbiota?

Con il termine “microbiota”, più comunemente noto come flora batterica intestinale, si intende la collezione dei microrganismi, prevalentemente batteri, che vivono nel nostro intestino e ne regolano le funzioni essenziali. Secondo alcuni scienziati il microbiota rappresenta un vero e proprio “organo” ancora poco conosciuto, localizzato principalmente a livello intestinale, del peso di più di un kilogrammo e formato da miliardi di microrganismi: un numero dieci volte superiore a quello complessivo delle nostre cellule e con un numero di geni circa cento volte superiore rispetto a tutte le cellule dell’organismo umano. Questo ecosistema assicura numerose funzioni vitali, in quanto protegge l’intestino dai germi patogeni, contribuisce alla corretta digestione degli alimenti, regola la funzione intestinale, produce vitamine e acidi grassi essenziali per la salute, elimina scorie e sostanze potenzialmente dannose, mantiene attive le difese, contribuendo in maniera determinante alla salute dell’intestino e dell’intero organismo. Ogni individuo sviluppa nel tempo un proprio microbiota con specifiche caratteristiche, dipendenti sia dall’età ma soprattutto dallo stile di vita. Grande attenzione è posta oggi dai ricercatori sulle conseguenze che le modulazioni nelle alterazioni nella composizione microbiota hanno sulla fisiologia umana e in particolare nello sviluppo di tumori.

Perché il microbiota è importante per i tumori?

Studi recenti stanno dimostrando che alterazioni nella composizione del microbiota intestinale sono associate allo sviluppo di diverse neoplasie e alcuni studi hanno dimostrato come la somministrazione di determinati ceppi di batteri intestinali a pazienti oncologici aumenti il reclutamento di specifiche cellule immunitarie. Tuttavia, si sa ancora poco sulla relazione tra microbiota e, in questo caso, tumore ovarico.

Cosa dice lo studio?

Per indagare in modo scientifico la relazione tra alterazioni del microbiota e lo sviluppo di tumore ovarico, Wang e collaboratori hanno deciso di confrontare i campioni di feci di 40 donne con diagnosi di tumore ovarico e altrettante donne con una forma benigna della malattia. I ricercatori hanno scoperto che la composizione delle feci delle donne con carcinoma ovarico differiva da quella delle donne con patologia benigna. Una attenzione particolare è stata posta su un ceppo di batteri, noti con il nome di Akkermansia che risultavano poco presenti nelle feci delle pazienti con carcinoma ovarico. Per dimostrare la validità delle loro osservazioni, i ricercatori hanno quindi fatto degli esperimenti su dei modelli murini in laboratorio. Nel lavoro pubblicato i ricercatori hanno visto che il trasferimento di microbi intestinali da pazienti con carcinoma ovarico a topi con lo stesso tumore ne aumentava la crescita. La successiva aggiunta di batteri Akkermansia al trapianto di microbiota rallentava la crescita del tumore, probabilmente grazie a un aumento dell’attivazione delle cellule immunitarie, linfociti T, e della produzione di altre specifiche cellule immunitarie. L’integrazione di Akkermansia aumentava i livelli di acidi grassi a catena corta, che sono associati a una migliore capacità di specifici linfociti T di uccidere le cellule tumorali.

Conclusioni (preliminari)

Ovviamente i dati riportati in questo studio sono di frontiera e quindi non ancora traslabili nella pratica clinica quotidiana. L’importanza scientifica del lavoro tuttavia è notevole in quanto apre a nuove frontiere per la cura e la terapia dei tumori ovarici. Per la prima volta si dimostra un legame causa effetto tra il microbiota intestinale e la sorveglianza immunitaria antitumorale. L’idea di base è che se i dati saranno confermati in altri studi futuri, sarà possibile sviluppare protocolli terapeutici in cui l’utilizzo dei farmaci sarà integrato con particolari componenti del microbiota intestinale, che ristabiliscono il corretto equilibrio della flora batterica e ne migliorano la sorveglianza immunitaria stessa. Anche questa è una forma di medicina di precisione.

 

Sergio Marchini

Head, Molecular Pharmacology Lab

IRCCS, Humanitas Research Hospital, Milano

 

Per saperne di più:

Wang Z, Qin X, Hu D, Huang J, Guo E, Xiao R, Li W, Sun C, Chen G. Akkermansia supplementation reverses the tumor-promoting effect of the fecal microbiota transplantation in ovarian cancer. Cell Rep. 2022 Dec 27;41(13):111890. doi: 10.1016/j.celrep.2022.111890.

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