Un fattore di rischio è qualcosa che aumenta la possibilità di sviluppare una malattia. Al contrario un fattore protettivo protegge in relazione alla comparsa di una malattia.
Avere uno o più fattori di rischio non significa necessariamente che si svilupperà un tumore. Così, d’altra parte, non in tutte le donne che hanno sviluppato un tumore è possibile individuare la presenza di qualche fattore di rischio. Esistono differenti fattori di rischio: alcuni, come l’età, non possono essere modificati, altri sono legati alle abitudini personali e sono quindi modificabili come, ad esempio, fumo e dieta.
Tumori dell’ovaio
Al momento non si sa quali siano le cause del tumore dell’ovaio, pertanto non è possibile sapere perché una donna sviluppi il tumore e un’altra donna no. Più fattori sembrano però coinvolti nella sua insorgenza, alcuni si definiscono fattori di rischio perché potrebbero aumentare il rischio di sviluppare la malattia, altri fattori protettivi perché probabilmente in grado di avere funzione protettiva in relazione alla comparsa della malattia. Va da subito sottolineato che la maggior parte dei casi viene identificata dopo l’ingresso in menopausa, tra i 50 e i 69 anni; l’età in sé è quindi un fattore di rischio. Altri fattori di rischio si possono classificare come:
legati alla vita riproduttiva della donna:
- età delle prime mestruazioni (menarca) precoce
- insorgenza della menopausa in tarda età, cioè circa dopo i 56-57 anni di età
- donne che non hanno avuto figli (nullipare)
legati all’ambiente
- fattori legati alla dieta, cioè diete ipercaloriche (troppe calorie) e iperproteiche (troppe proteine)
- utilizzo di estrogeni prima dei 40 anni
- obesità, fumo, assenza esercizio fisico
- stimolazione ovarica per fecondazione in vitro
legati alla storia di malattia in famiglia
- donne con madre o sorella o figlia affetta da tumore dell’ovaio hanno un maggior rischio di sviluppare questo tumore. Alcuni carcinomi ovarici sono causati da mutazioni genetiche ereditarie, in circa 5-10 casi su 100 (5-10%) il cancro dell’ovaio è causato da un’alterazione genetica ereditaria. Sono stati individuate tre modalità di ereditarietà: carcinoma ovarico soltanto, carcinoma ovarico e mammario, e carcinoma ovarico e colo-rettale. Sono stati messi a punto dei test per accertare le eventuali mutazioni genetiche; questi sono consigliati ai membri di famiglie in cui il rischio di sviluppare una forma di carcinoma è molto alto. Esistono centri di consulenza genetica ai quali le donne possono rivolgersi se temono di avere un accresciuto rischio di sviluppare questa forma di tumore a causa dell’elevata presenza del carcinoma ovario o di altri tumori in famiglia.
Le informazioni sui fattori protettivi, che proteggono dall’insorgenza della malattia, sono scarse e per ora si sa soltanto che le donne che fanno uso prolungato di contraccettivi orali, la cosiddetta pillola anticoncezionale, corrono un rischio più basso di ammalarsi di carcinoma ovarico.
Tumore dell’utero o dell’endometrio
La maggior parte dei tumori dell’endometrio di tipo 1 sono ormone-dipendenti, cioè il bilancio ormonale di una donna gioca un ruolo importante nello sviluppo del tumore. Due tipi di ormoni femminili sono prodotti dalle ovaie prima della menopausa: estrogeni e progesterone.
Il bilancio tra questi due ormoni si modifica normalmente durante il ciclo mestruale mensile. Uno squilibrio tra questi due ormoni, con conseguente aumento degli estrogeni circolanti, determina un aumentato rischio di sviluppare il tumore dell’utero. Dopo la menopausa, invece, gli ormoni sono prodotti soprattutto a livello del tessuto adiposo (grasso).
Gli studi fino a ora condotti hanno individuato alcuni di fattori di rischio:
- età: il cancro dell’utero è più comunemente diffuso nelle donne di età superiore ai 50 anni.
- iperplasia endometriale: le donne che hanno questo problema presentano un rischio maggiore di sviluppare il cancro dell’utero.
- terapia sostitutiva: nell’ultimo decennio sono stati effettuati grandi studi randomizzati i cui risultati sono stati in alcuni casi interpretati in modo controverso. Il consiglio condiviso è quello di usare con cautela questa terapia e di usarla per il più breve tempo possibile.
- obesità: il corpo produce alcuni dei suoi estrogeni nel tessuto adiposo, cioè nel grasso. Questo è il motivo per cui le donne obese hanno più estrogeni circolanti nel loro corpo rispetto alle donne magre; questi elevati livelli di estrogeni potrebbero essere uno dei motivi per cui le donne in sovrappeso hanno un maggior rischio di sviluppare il tumore dell’utero. Il rischio di questa malattia è anche più alto nelle donne affette da diabete e pressione alta (ipertensione) che sono due condizioni che si riscontrano frequentemente nelle donne obese.
- diabete e pressione del sangue alta: secondo alcuni studi diabete e valori elevati della pressione sanguigna aumentano il rischio di cancro uterino. Dato che queste patologie insorgono spesso nelle persone obese, la ricerca non ha stabilito con certezza se sono i disturbi stessi o il rapporto tra grasso corporeo e livello di estrogeni a incrementare il rischio.
- altre forme tumorali: le pazienti con storia di cancro del colon, del retto o della mammella sono soggette a un rischio leggermente più elevato rispetto alle altre donne di sviluppare il cancro dell’utero. Coloro che hanno già avuto un carcinoma uterino sono in alcuni casi a rischio di contrarre altre forme tumorali.
- tamoxifene: un rischio più elevato di sviluppare il cancro dell’utero è stato riscontrato nelle pazienti che fanno uso di tamoxifene per il trattamento del carcinoma mammario. Tale rischio può essere legato agli effetti sull’utero di questo farmaco che produce reazioni simili a quelle provocate dagli estrogeni. Le pazienti che assumono il tamoxifene devono essere sottoposte a un’attenta sorveglianza medica per l’individuazione di segni o sintomi di cancro dell’utero. I medici sottolineano che i benefici del tamoxifene nella cura del tumore della mammella sono ampiamente dimostrati e bilanciano pertanto i potenziali rischi di contrarre altre forme di cancro. Le pazienti che assumono questo farmaco dovrebbero sottoporsi a esame pelvico di routine (una volta all’anno) e segnalare al più presto al medico curante qualunque episodio di sanguinamento vaginale (che non sia la mestruazione).
- origine: le donne appartenenti a gruppi etnici di colore scuro hanno minor possibilità di sviluppare il cancro uterino rispetto alle altre.
Gli altri fattori di rischio sono correlati al tempo di esposizione del corpo della donna agli estrogeni. Le donne che non hanno avuto figli, le donne che hanno avuto la prima mestruazione (menarca) molto precocemente (indicativamente intorno a 9-10 anni) o raggiungono la menopausa in un’età avanzata (indicativamente intorno a 56-57 anni) sono esposte a un maggior livello di ormoni (estrogeni) e pertanto sono sottoposte a un rischio maggiore di sviluppare il tumore dell’utero.
Tumore della cervice uterina o del collo dell’utero
Sono stati individuati numerosi fattori di rischio per lo sviluppo del tumore del collo dell’utero che possono agire insieme aumentando la probabilità di sviluppare il tumore. Tra questi:
- Papilloma virus: l’infezione da Papilloma virus (HPV – Human Papilloma Virus) è il principale fattore di rischio per il tumore del collo dell’utero. L’HPV comprende un gruppo di virus che può infettare la cervice uterina. Esistono circa 120 tipi di virus HPV, ma solo 12 causano il carcinoma del collo dell’utero e per questo motivo sono chiamati oncogeni (o ad alto rischio). Però, solo l’infezione che persiste nel tempo può determinare l’insorgenza di lesioni pre-tumorali e il carcinoma. Queste infezioni sono molto comuni e si trasmettono attraverso i rapporti sessuali. La maggior parte degli adulti ha avuto almeno una volta nella vita l’infezione da HPV. Alcuni di questi virus possono causare verruche sui genitali (condilomi) come per esempio l’HPV 11 e 16, altri invece possono causare il tumore. In particolare, questi sono l’HPV 16, 18, 31 e 33. Questi ultimi sono chiamati HPV ad alto rischio. Non è possibile curare l’infezione da HPV (infezione molto frequente nelle donne e di per sé benigna), è possibile invece trattare le eventuali alterazioni cellulari che il virus ha provocato. Sebbene l’infezione da HPV sia il principale fattore di rischio per il tumore della cervice uterina, molte donne che hanno l’infezione da HPV non svilupperanno mai il tumore: la sola infezione non basta a far sviluppare la malattia.
Per questo tumore è disponibile lo screening per il carcinoma del collo dell’utero: un intervento di sanità pubblica che ha lo scopo di diagnosticare le lesioni pre-tumorali o il tumore in fase precoce, cioè prima che compaiano sintomi, in modo da prevenire lo sviluppo del tumore e migliorare la prognosi. Il programma di screening organizzato è rivolto a tutte le donne nella fascia di età 25-64 anni, prevede l’invito attivo, con richiamo per le donne che non rispondono, ed è tanto più efficace quanto maggiore è l’adesione delle donne.
Lo screening
I programmi di screening italiani stanno adottando gradualmente il test HPV al posto del Pap-test, come nuovo test di screening per la prevenzione di questo tumore. Lo screening con test HPV, offerto alle donne di età dai 30-35 anni, insieme alla vaccinazione anti-HPV offerta alle ragazze nel 12° anno di età, consente infatti di migliorare la lotta contro con questa malattia (Fonte: Gruppo Italiano Screening del Cervicocarcinoma, https://www.gisci.it/il-nuovo-programma-di-screening-con-il-test-hpv-sostituisce-il-pap-test?jjj=1684843415735 ).
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Test HPV
Il test HPV (detto anche DNA HPV test) consiste nel prelievo di una piccola quantità di cellule dal collo dell’utero (o cervice uterina) che viene successivamente analizzata per verificare la presenza di Papillomavirus.
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Pap-test
Il Pap-test è uno strumento che permette di individuare precocemente le lesioni che precedono lo sviluppo del tumore. Trattando queste lesioni (dette precancerose appunto) è possibile prevenire lo sviluppo del tumore del collo dell’utero.L’HPV test permette di identificare le donne che hanno una infezione potenzialmente a rischio di indurre un processo di carcinogenesi, il Pap-test valuta se ci sono delle alterazioni cellulari indotte dall’infezione.
A cura di
Paola Mosconi
Laboratorio di ricerca per il coinvolgimento dei cittadini in Sanità
Dipartimento diEpidemiologia Medica
Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS
Aggiornamento Maggio 2023
Per saperne di più
Il Nuovo Programma di Screening con il Test HPV sostituisce il Pap-test https://www.gisci.it/il-nuovo-programma-di-screening-con-il-test-hpv-sostituisce-il-pap-test