Il tumore endometriale rappresenta una delle neoplasie ginecologiche più frequenti nei paesi industrializzati, tipico soprattutto dell’età post-menopausale. La maggior parte dei tumori endometriali viene però fortunatamente diagnosticato in una fase precoce e spesso presenta caratteristiche biologiche poco aggressive, rappresentando in molti casi una malattia a prognosi alquanto favorevole. In particolare, circa l’85% dei tumori endometriali ha un basso grado (G1-2) e uno stadio iniziale (FIGO1-2) alla diagnosi con una sopravvivenza a 5 anni di circa il 95%.

La recente classificazione molecolare elaborata dal TGA (The Cancer Genome Atlas) di cui si è già parlato in un precedente articolo (LINK) ha rappresentato un punto di svolta nella diagnosi ma soprattutto nel trattamento e di conseguenza nella prognosi di queste pazienti. Per riepilogare, la classificazione comprende quattro sottogruppi principali:

  • Tumori ultramutati con mutazione di POLE (polymerase epsiolon)
  • Tumori con instabilità dei microsatelliti (MSI)
  • Tumori a basso numero di copie, definiti anche senza uno specifico profilo molecolare (NSMP)
  • Tumori ad alto numero di copie con frequente mutazione di p53

È ormai noto che i tumori POLE mutati e i tumori MSI abbiano un’ottima prognosi, come anche che la mutazione di p53, presente in circa il 15% di tutti i tumori endometriali, è spesso associata ad una più elevata mortalità.

Per molti anni la scelta del trattamento e la classificazione dei tumori endometriali si è basata sull’istologia (stadio FIGO e grading), ma con l’avvento della profilazione molecolare l’analisi istologica classica sembra essere passata in secondo piano.

Tuttavia, essendo i tumori a basso grado associati ad un’ottima prognosi di per sé, ci si è chiesti come la profilazione molecolare possa influire sul trattamento e sulla prognosi di questi ultimi. A tal proposito è stato recentemente pubblicato un articolo sulla rivista scientifica JAMA che si concentra proprio su questo argomento. Questo studio retrospettivo olandese, condotto su un totale di 393 pazienti affette da carcinoma endometriale, ha analizzato questo aspetto mettendo in evidenza come, a prescindere dalle caratteristiche molecolari, un tumore a basso grado abbia una sopravvivenza globale a 5 anni che varia dal 90% al 100% verso il 41%-90% dei tumori di alto grado. Come già fortemente dimostrato, anche questo studio supporta i risultati precedenti, ovvero l’ottima prognosi per i tumori POLE mutati, la buona prognosi per i tumori MSI e la prognosi peggiore per quelli con mutazione di p53. Queste differenze sono tuttavia trascurabili all’interno del sottogruppo dei tumori di basso grado, mentre sono molto significative nei tumori di alto grado.

Le linee guida propongono di utilizzare la profilazione molecolare di tutti i tipi di carcinoma endometriale routinariamente a prescindere dalle caratteristiche istologiche. Tuttavia, in base ai risultati degli ultimi studi pubblicati, l’analisi molecolare potrebbe non dare più informazioni di quante non siano già disponibili dall’analisi istologica “classica”. Si tratta sicuramente di informazioni e analisi preziose per la diagnosi, il trattamento e la prognosi di queste pazienti ma, soprattutto in circostanze con risorse limitate, potrebbe essere utile andare a selezionare quali sottogruppi di pazienti beneficerebbero davvero di queste informazioni. La profilazione molecolare comporta infatti costi abbastanza elevati, pertanto la gestione clinica dei tumori endometriali potrebbe essere guidata dalle caratteristiche morfologiche e istologiche della malattia, considerando l’immunoistochimica e la classificazione molecolare solo nel caso di carcinomi endometriali in stadio avanzato e/o di alto grado, in modo da poter guidare in modo più preciso le strategie terapeutiche e migliorare la prognosi di queste pazienti.

Gli studi a questo proposito sono però ancora limitati e quelli pubblicati hanno una dimensione campionaria talvolta insufficiente, trattandosi per lo più di studi retrospettivi. Sebbene le evidenze sembrerebbero supportare la possibilità di eseguire la profilazione molecolare solo in casi selezionati, sono però necessari ulteriori studi di conferma.

 

Giulia Parpinel e Maria Elena Laudani

Università degli Studi di Torino

Scuola di Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia

Dipartimento di Scienze Chirurgiche

 

Per saperne di più:

Vrede SW, et al. Relevance of Molecular Profiling in Patients With Low-Grade Endometrial Cancer. JAMA Netw Open. 2022 Dec 1;5(12):e2247372. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2022.47372.

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